Beach Music by Pat Conroy

Beach Music by Pat Conroy

autore:Pat Conroy [Conroy, Pat]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2012-09-02T16:00:00+00:00


CAPITOLO 25

Accompagnai mio nonno Silas a Waterford, a prendere Ginny Penn dalla casa di riposo. Avevo lasciato i miei fratelli a casa dei nonni, intenti a completare la rampa per la sedia a rotelle della nonna. Silas era un bel sudista massiccio e un accanito fumatore di sigarette, perspicace ma di poche parole.

“Sei contento che Ginny torni a casa?” domandai.

“Non avevo scelta,” disse Silas. “Si diverte a fare ammattire le infermiere.”

“Papà sta bene?”

“Ha smaltito la sbornia ronfando. Poi ha preso un passaggio per andare in città.”

Sistemammo nonna nel sedile posteriore; era sfinita per l’emozione e lo sforzo della dimissione dalla casa di riposo. La burocrazia richiede sempre un consumo di energie ingrato, specialmente per gli anziani e i malati. Ginny Penn evitò accuratamente di rispondere ai saluti delle infermiere allineate fuori dalla clinica per dirle addio.

“Mostri,” disse, mentre Silas si incaricava dei convenevoli. “Parassiti. Svuotatrici di pitali. Untrici. Funghi da penicillina. A quelle dovrebbero impedirgli il contatto con le persone perbene.”

“Pensavo che fossero gentili,” disse pacatamente Silas, quasi a se stesso.

“Non sei mai venuto a trovarmi, nemmeno una volta,” sibilò Ginny Penn. “Meglio sarebbe stato se avessi sposato il Generale Grant{55} anziché questo infingardo Silas McCall.”

“Ti dispiace fermarti all’armeria?” mi chiese Silas. “Sento l’improvviso bisogno di una 38 Special.”

“Nonna, guarda che nonno è venuto a trovarti ogni santo giorno,” dissi.

“I miei nipoti mi hanno trascurata. La città intera era in veglia funebre, pronta ad esplodere di gioia alla notizia della mia dipartita.”

“Avrei guidato la parata sulla Main Street,” borbottò Silas.

“Non darle corda,” gli consigliai, sfiorandogli con la mano il polso. “Ginny Penn, guarda che a casa ad aspettarti ci sono tutti i nipoti. Abbiamo passato la mattinata a costruirti una rampa per la sedia a rotelle.”

“Suppongo che sia il regalo di bentornata. Davvero un regalo di gran classe. Una rampa per la sedia a rotelle.”

“È veramente bella,” dissi. “Ho sovrinteso alla progettazione.”

Quando imboccammo il sentiero di accesso i miei quattro fratelli erano schierati all’ingresso della casa. La casa era invecchiata bene, e faceva la sua figura in mezzo alle moderne casette da spiaggia che le erano fiorite attorno negli ultimi anni. Oltre la casa, sfiorandone il giardino sul retro, si stendeva la quattordicesima buca del campo da golf disegnato da Robert Trent Jones. Una macchinetta elettrica con sopra due dignitosi pensionati si muoveva sul prato, silenziosa come una nave distante, mentre quattro cerve dalla coda bianca, splendide nella loro magrezza aerodinamica, brucavano nell’erba fitta e alta. Quand’ero piccolo, pensai, l’isola era selvaggia, e mai ci si sarebbe trovata neppure l’ombra di una pallina da golf, ma ormai tutto è diverso da allora.

Tranne, pensai, i miei nonni: quelli erano rimasti uguali. Uguali le loro stranezze, uguale l’assoluta incompatibilità reciproca. La loro unione mi aveva sempre dato l’impressione di resistere grazie all’abitudine, non certo all’amore. Tra l’altro a Ginny Penn seccava moltissimo che noi, i nipoti, volessimo un gran bene a Silas e lo gratificassimo di un attaccamento che lei non avrebbe mai conosciuto. Ma quando ce lo faceva notare noi negavamo



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